Nel pantheon dell’antico Egitto, Seshat occupava un ruolo unico e silenziosamente potente. Dea della scrittura, della conoscenza, dell’archiviazione e dell’architettura sacra, era colei che sapeva misurare il tempo e lo spazio. Raffigurata con un abito leopardato – simbolo di autorità e saggezza – e un emblema a forma di stella a sette punte sopra il capo, Seshat era la scriba divina che annotava gli atti dei faraoni, ma anche la mente ordinatrice del mondo costruito. Nei rituali di fondazione dei templi, era lei a “tendere la corda”, tracciando i confini sacri dell’edificio e disegnando l’armonia tra cielo e terra.

In questa opera, RAME13 recupera la memoria di Seshat per restituircela in chiave contemporanea, attraverso il suo inconfondibile linguaggio fatto di simbolifigure femminili e linee fluide, capaci di raccontare storie anche nei luoghi più inattesi. Lo spazio logistico – spesso percepito come rigido, tecnico, funzionale – diventa, attraverso lo sguardo dell’artista, un territorio da riscrivereda misurare di nuovo, proprio come faceva Seshat con la terra dei faraoni.

Qui la forma femminile non è solo ornamento, ma forza creatrice. RAME13 ci invita a riconoscere il potere trasformativo dell’arte: un’arte che non si impone, ma si intreccia allo spazio, che lo ammorbidisce, lo interroga, lo arricchisce. Così come Seshat definiva le proporzioni sacre degli edifici antichi, oggi l’artista ridisegna i margini del nostro quotidiano, aprendo spiragli di bellezza anche tra cemento e logistica.

Perché ogni luogo, se ascoltato, può diventare paesaggio dell’anima.