






Ci troviamo di fronte a Spazio, tempo e fantasia, un’opera realizzata da MACS, artista italiano che ci accompagna in un viaggio tra cultura, cinema, architettura, scienza… e immaginazione.
MACS è il nome d’arte di Antonello Piccinino, nato nel 1978 a Lanciano, in Abruzzo. Fin da bambino sviluppa una forte passione per il disegno, che lo porta, nei primi anni ’90, a esprimersi attraverso il linguaggio dei graffiti. È allora che inizia a firmare le sue opere con il nome MACS, diventato negli anni un riferimento nell’ambito dell’urban art, sia in Italia che all’estero.
Artista autodidatta e poliedrico, MACS lavora come grafico, illustratore e writer. I suoi murales sono presenti in numerose città del mondo: dalla Francia agli Stati Uniti, dal Brasile a Singapore. Ha collaborato con grandi nomi della street art contemporanea, portando ovunque il suo stile unico: una combinazione di realismo, simbologia e narrazione, capace non solo di decorare lo spazio urbano, ma di trasformarlo, interrogandolo e raccontandolo.
L’opera che state osservando, Spazio, tempo e fantasia, può sembrare immediata… ma rivela molteplici livelli di lettura.
Il primo è un chiaro omaggio a Roma e alla sua anima profonda: una città che abbraccia i secoli, in cui convivono storia, arte, cinema, archeologia e contemporaneità. Roma è un luogo in cui il tempo si stratifica e lo spazio si dilata. E proprio da questo nasce il secondo significato dell’opera: lo spazio e il tempo come elementi indivisibili.
L’intervento di MACS si sviluppa su due pareti: a sinistra si apre uno scenario cosmico, quasi astratto, che richiama l’universo e include elementi come le colonne dei Fori Imperiali. A destra, una Roma riconoscibile: la cupola di San Pietro, i celebri pini romani. Due mondi apparentemente distanti, ma in realtà strettamente connessi, come due facce della stessa realtà. Come spazio e tempo, che nella teoria della relatività esistono solo insieme.
Al centro, due figure simboliche del cinema italiano: Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica, protagonisti del film Pane, amore e fantasia del 1953. Una commedia leggera, ma profondamente evocativa, che racconta il trasferimento di un ufficiale dalla grande città a un piccolo paese del Centro Italia. È un passaggio che diventa metafora: dal caos urbano alla lentezza del borgo, dove il tempo rallenta, la noia diventa riflessione e nasce l’amore.
Da qui, l’opera ci sollecita una domanda: che cos’è davvero il tempo? E quanto dipende dalla nostra percezione?
Gli orologi disseminati nella scena sottolineano questa riflessione. Il tempo è una misura, ma anche un’illusione. Un riferimento diretto al celebre paradosso dei gemelli: due fratelli, uno nello spazio e uno sulla Terra, invecchiano in modo diverso. Perché il tempo… è relativo.
C’è infine un terzo elemento che completa e tiene insieme l’opera: la fantasia. È ciò che ci permette di viaggiare senza muoverci, di dare senso ai fenomeni, di immaginare ciò che ancora non esiste. La fantasia è il ponte tra arte e scienza, tra spazio e tempo. Ed è forse l’unico strumento che abbiamo per rispondere – almeno in parte – alle grandi domande: chi siamo, dove siamo, e cosa ci facciamo qui?
Spazio, tempo e fantasia è, come molte opere di MACS, un invito a osservare con attenzione. A rallentare. A lasciarsi trasportare.
È un tributo a Roma e alla sua anima, ma anche una riflessione universale, intima e potente.
Grazie per l’ascolto.
Fermatevi ancora un momento…
E lasciate che lo spazio, il tempo… e la fantasia vi accompagnino.